De Masi: “Non sono il filosofo dei 5 Stelle come dice la Meloni. Una vigliaccheria la sua”

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Il sociologo Domenico De Masi, in un’intervista a Tag24, smentisce categoricamente di essere il “filosofo dei 5 Stelle”, come invece sostenuto ieri dalla presidente del Consiglio Meloni nella replica al Senato dopo le comunicazioni in vista del Consiglio Ue.


AgenPress. “Intanto non sono un filosofo, ma un sociologo”, chiarisce il professore. “C’è una differenza enorme tra queste due discipline, non si possono confondere tra loro. In secondo luogo, non sono assolutamente il filosofo dei 5 Stelle, ci mancherebbe. Credo che il Movimento si rifaccia a ben altri filosofi: io sono un sociologo che scrive di sociologia. Se il Movimento ha fatto proprie le mie idee, problemi loro. Ma non per questo sono il loro filosofo di riferimento. Se lo fossi, peraltro, penso che farebbero cose molto diverse da quelle attuali. Io ho studiato i 5 Stelle, non sono stato uno di quegli intellettuali con la puzza sotto il naso che non li ha mai tenuti in considerazione. Ma non per questo, ripeto, sono il loro filosofo. Ci sono differenze profondissime tra il mio pensiero e il loro”.

Sulle parole in Aula di Giorgia Meloni:

“Sono stato citato in modo molto aggressivo. E anche vigliacco, siccome non ero presente e non mi potevo difendere. Il rapporto non è bilanciato: lei è la Presidente del Consiglio, io un cittadino qualunque. Lei ha parlato di me alla Camera e al Senato, io non sono né deputato né senatore. Lei ha parlato di vigliaccheria, ma mi sembra la sua sia stata una vigliaccheria”.

Sull’affermazione “meglio vivere sotto una dittatura che morire”:

“In quella occasione Bruno Vespa aveva parlato del morire per la patria come un qualcosa di positivo. Anche la Meloni ha fatto più volte affermazioni del genere. Io ho semplicemente detto che bisognerebbe chiedere ai morti se volevano o meno morire per la patria. Anche perché molti dei morti di questa guerra sono civili, non combattenti. Dunque non muoiono per eroismo. Inoltre ci sono milioni di persone che, fuggite dal conflitto, sono oramai sfollate in tutto il mondo. Semplicemente io non so cosa risponderebbero se chiedessimo loro se preferiscono ricevere armi o meno”.

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