Quagliariello: “Berlusconi ha incarnato il liberalismo, ma la rivoluzione liberale non c’è stata”

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Il suo limite più grande è stato quello di chiudersi nello spazio privato di Forza Italia anziché costruire una comunità politica


AgenPress. Gaetano Quagliariello, ex senatore del PDL e presidente della Fondazione Magna carta, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Ilaria Sambucci su Radio Cusano Campus.

Sul suo rapporto politico con Berlusconi. “Nel 94 ritenni che si creava uno spazio per la cultura liberale, grazie alla dirompenza con la quale Berlusconi sconvolse gli equilibri politici. Da lì feci un passaggio come consigliere culturale del presidente Pera, poi accettai una candidatura, ho fatto quattro legislature. Sono rimasto nello stesso partito di Berlusconi finché c’è stato il PDL”.

Sulla rivoluzione liberale di Berlusconi. “Non c’è stata. Berlusconi ha incarnato l’ottimismo di quei decenni in cui sembrava che il liberalismo e la libertà interpretassero le sorti progressive della storia. Dobbiamo ricordarci che in quel periodo Berlusconi conquistò e consolidò la sua attività di imprenditore nell’ambito delle televisioni. Furono gli anni in cui prese il Milan e furono anche gli anni in cui scese in campo in politica. Quello è stato il liberalismo incarnato da Berlusconi. Ha aperto grandi spazi culturali, che poi sono stati occupati o meno. I liberali accademici prima e dopo Berlusconi si trovavano in una situazione differenti, prima erano quasi delle mosche bianche. Dopo Berlusconi invece, tutti quanti si dicevano liberali. Invece nel XXI secolo qualcosa è cambiato, quell’ottimismo che aveva dominato la fase precedente finì, in particolare dopo l’11 settembre 2001. Il sogno di un progresso che scorreva in linea retta si trasformò in un incubo. La rivoluzione liberale è una cosa che lui aveva coniato nella prima fase e che poi si portò nella seconda. Io credo che Berlusconi non sia stato l’uomo del XXI secolo, lì ha resistito, ma quella non era più la sua stagione”.

Sul Berlusconi politico. “I limiti più grandi del Berlusconi politico sono stati due. A un certo punto lui doveva scegliere tra dare forza ad una comunità politica o concepire la sua storia come una vicenda eroica personale, lui scelse questa seconda strada, questo è il motivo per il quale il PDL finì e lui si ritirò in uno spazio privato come Forza Italia. Poi, lui è stato un innovatore della politica, ma non ha mai voluto consolidare questa modernità. Nel momento in cui avrebbe potuto diventare regola condivisa, essere ricordato come il fondatore di una seconda Repubblica, ha sempre preferito far saltare il tavolo, è successo con D’Alema, con Letta, con Renzi”.

Sul futuro del Centrodestra. “Non ho la palla di vetro, può accadere di tutto. E’ giusto che quelli che l’hanno seguito in Forza Italia facciano di tutto per continuare questa esperienza. Io ritengo che lo spazio moderato e liberale del centrodestra nell’ultimo periodo sia rimasto un po’ anestetizzato. E’ uno spazio che si è sempre più rattrappito. Io penso che diventerà sempre più uno spazio disponibile e sul quale molti potrebbero provare ad intervenire. Non solo quelli di FI, ma anche per i suoi alleati come la Meloni e anche per il centro”.

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