AgenPress – I disordini sono iniziati venerdì scorso quando le forze di polizia kosovare sono intervenute nei comuni di Leposavic, Zubin Potok e Zvecan per disperdere gli esponenti della comunità serba che cercavano di impedire l’ingresso nei comuni ai sindaci di etnia albanese.
Tali sindaci sono ritenuti illegittimi essendo stati eletti in una consultazione che, per il boicottaggio dei serbi, ha fatto registrare una affluenza di appena il 3%. E non si accetta che sindaci rappresentanti il 2% degli abitanti albanesi vadano a governare città la cui popolazione è al 98% costituita da serbi.
Le proteste di questi giorni non riguardano invece la municipalità del settore nord (serbo) di Kosovska Mitrovica, il cui nuovo sindaco non è di etnia albanese ma bosniaca, e che è stato accettato dagli abitanti serbi della città.
Alcune migliaia di manifestanti serbi si sono radunati davanti al municipio di Zvecan, a 45 chilometri a nord della capitale Pristina, uno dei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. Chiedono il ritiro delle unità di polizia dal nord del Kosovo a maggioranza serba e la rinuncia dei nuovi sindaci di etnia albanese, eletti il 23 aprile scorso, a insediarsi nelle sedi municipali dei Comuni serbi del nord.
I dimostranti hanno dispiegato una grande bandiera serba di 250 metri e, con gli altoparlanti vengono diffuse musiche patriottiche e canzoni tradizionali.
Le truppe della missione di pace Kfor, guidata dalla Nato, hanno transennato l’area con recinzioni metalliche e barriere di filo spinato per evitare nuovi scontri dopo quelli che, nei giorni scorsi, hanno causato il ferimento di 30 soldati internazionali, tra cui 14 militari italiani.
Forte è la presenza di forze dell’ordine e di militari Nato anche intorno ai Municipi di Zubin Potok e Leposavic, altri due Comuni a maggioranza serba, dove si prevedono nuove manifestazioni di protesta da parte dei serbi locali.
A Leposavic gruppi di dimostranti hanno presidiato per tutta la notte la sede del Comune, dove il nuovo sindaco albanese ha trascorso evidentemente la seconda notte per ragioni di sicurezza.
“Non possiamo permetterci un’altra guerra”, ha detto Josep Borrell alto rappresentante per la politica estera Ue, mentre la Nato ha deciso di aumentare il contingente della missione in Kosovo, la Kfor, di 700 unità.
“Accolgo con favore la decisione del Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg di schierare altre 700 truppe in Kosovo. Continueremo il nostro stretto coordinamento e la cooperazione con la missione Nato in Kosovo Kfor anche attraverso la nostra missione Eulex. La calma deve essere ripristinata ora”, scrive in un tweet.