AgenPress – Con la riforma cambiano le condizioni che permettono di rinnovare per altri 12 mesi, in quanto verranno rese meno severe grazie all’introduzione di nuove causali che daranno maggior margine di manovra al datore di lavoro.
Vengono individuate dalle nuove causali che legittimano il ricorso al lavoro a termine e che sostituiranno quelle in vigore al momento, fissate dal cosiddetto “decreto Dignità” varato ai tempi del governo M5s-Lega.
Nel dettaglio, con la riforma verrà stabilito che il contratto a termine potrà essere rinnovato per un ulteriore anno in caso di:
- esigenze previste dai contratti, anche quelli aziendali;
- motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da accordi tra aziende e sindacati;
- esigenze di sostituzione di altri lavoratori.
Inoltre, previo il via libera degli uffici territoriali del ministero del Lavoro, la durata del contratto potrà essere estesa fino a 36 mesi.
Potenziato lo sgravio assunzioni per le aziende che assumono Neet (giovani under 30 che non studiano e non lavorano): ai bonus occupazionali già in vigore, infatti, se ne aggiunge un altro che prevede uno sconto contributivo del 60% della retribuzione lorda per una durata di 12 mesi, ma solo per le assunzioni che verranno effettuate da giugno a dicembre 2023. Tuttavia, nel caso in cui per il giovane si fruisca anche della decontribuzione totale della durata di 3 anni riconosciuta per le assunzioni di under 36, l’incentivo scenderà dal 60% al 20%.
Previsti inoltre incentivi ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Per loro sarà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero del 100% dei contributi previdenziali.