Sanità. Nursing Up, De Palma: “Regioni, in arrivo nuova figura sanitaria”

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Non vorremmo si trattasse di una via traversa per tappare le falle della carenza di infermieri


AgenPress. Si è tenuto lo scorso 12 aprile l’incontro tra i tecnici delle Regioni ed i rappresentanti del Nursing Up, rispetto ai due provvedimenti che, ancora in bozza  potrebbero arrivare presto sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni.

Nel primo si ridefinisce il profilo professionale dell’Operatore socio sanitario, nel secondo si individua invece una nuova figura professionale, qualificata come “di interesse sanitario” .

Rispetto a tali iniziative, che potremmo definire di evoluzione delle altre qualifiche professionali del mondo sanitario, la posizione del nostro sindacato rimane per il momento interlocutoria.

Noi non ce la sentiamo di nascondere legittimi dubbi e perplessità rispetto ai rischi che potrebbero scaturire da tutto questo.

Facciamo chiarezza, e mettiamo sul tavolo le nostre riflessioni rispetto a quanto sta accadendo.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Non vorremmo mai che, in un momento di emergenza come questo, legato alla carenza di infermieri disponibili, la politica, attraverso la creazione di questa nuova figura di “operatore di interesse sanitario”, stesse per l’ennesima volta venendo meno ai suoi doveri di valorizzazione di ruolo e contrattuale della professione infermieristica, provando ad aggirare l’ostacolo, come accaduto già in passato.

Non neghiamo affatto di essere di fronte ad una evoluzione, che interessa talune qualifiche professionali del mondo sanitario, verso le quali non abbiamo  nulla in contrario, tanto è vero che, nei prossimi giorni, metteremo nero su bianco il nostro apporto rispetto ai documenti che abbiamo valutato.

L’aggiornamento dei percorsi di studio che fanno riferimento ai due provvedimenti in questione, pronti ad essere attuati dalle Regioni, ovvero la Revisione del profilo dell’Operatore Socio Sanitario, e la nascita della nuova figura di “operatore di interesse sanitario”, possono rappresentare, a nostro avviso, un concreto vantaggio per il sistema solo e soltanto se la politica agirà su entrambi i fronti, creando anche e contemporaneamente le premesse organizzative per un differente e più inclusivo e qualificante impiego delle professionalità sanitarie, in primis quelle degli infermieri e delle ostetriche, e quindi con la necessaria revisione dei modelli organizzativi, cosa di cui le aziende sanitarie hanno bisogno come il pane.

Insomma, ben venga la creazione di nuove figure sanitarie, ben vengano evoluzioni che potrebbero fare solo bene alla salute del nostro sistema, ma a condizione che siano adottati, contemporaneamente, i provvedimenti necessari, quelli che conducano alla tanto attesa valorizzazione, sia di ruolo che contrattuale, degli infermieri e degli altri professionisti della sanità, quella che attendiamo legittimamente da anni.

Questo abbiamo chiesto ai referenti tecnici delle Regioni, sollecitando a non commettere il grave errore di voltare le spalle, ancora una volta, ai professionisti della sanità, semplicemente puntando, al solo scopo di sopperire alla carenza di personale, alla creazione di un nuovo operatore pseudo sanitario a cui verranno affidate attività sanitarie , che per prassi sono state sempre svolte dagli infermieri.

Se così fosse, anziché combattere la carenza di infermieri partendo dalla valorizzazione di chi combatte da anni sul campo, anziché arginare la fuga di colleghi all’estero ricreando le condizioni per convincere i giovani professionisti a restare, anziché ridonare appeal ad una professione che perde i pezzi a cominciare dal calo di iscrizioni ai test di ammissione ai percorsi universitari, il nostro sistema punterà a dare risposte ai bisogni della collettività optando per il piano “B”.

E quindi favorirà l’ulteriore acuirsi della grave carenza di professionisti infermieri proprio a causa della sua scelta di puntare solo su “figure pseudo sanitarie alternative”, che certo, a costi inferiori e con percorsi formativi non paragonabili nemmeno lontanamente a quelli dei professionisti sanitari laureati, svolgeranno parte delle attività sanitarie oggi di competenza di questi ultimi, ma con il rischio evidente, di una pericolosa involuzione della qualità della risposta verso i bisogni di assistenza sanitaria dei cittadini.

La politica non dimentichi che, senza un intervento strutturale sull’intera macchina organizzativa, e se non si considera, prima di tutto, la necessaria revisione degli attuali modelli organizzativi obsoleti mediante l’impiego dei professionisti sanitari ex legge 42/1999 in funzioni innovative confacenti con i loro attuali livelli di competenze e responsabilità, i tentativi di mescolare carte e competenze in un contesto delicato come quello del SSN non potranno che avere un esito negativo, e che occorre individuare sistemi concreti di valorizzazione di questo capitale umano  indispensabile, che rappresenta il perno della sanità del presente e del futuro, fondamenta da cui ricostruire e ripartire, e che non può certamente essere messo da parte», chiosa De Palma.

 

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