Lampedusa. Medico, troppe donne incinte e pochi medici. “Non abbiamo il tempo di visitare i migranti che ci portano in poliambulatorio”

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AgenPress – “Con la morte negli occhi, inzuppati dalla testa ai piedi, infreddoliti, e anche in questo caso erano più le donne, terrorizzate, con dieci bambini che tremavano come le foglie, mentre noi conteggiavamo anche otto morti”. Così racconta al Corriere della Sera i migranti salvati nel Mediterraneo il direttore del poliambulatorio di Lampedusa Francesco D’Arca.

“Non abbiamo il tempo di visitare i migranti che ci portano in poliambulatorio e scatta immediato l’allarme a Cala Pisana o all’Isola dei conigli dove arrivano piccoli barchini non visti da radar e motovedette. Saltiamo in ambulanza e, mentre vai, ecco un altro allarme. Anche sugli scogli o sulle spiagge la procedura è obbligata. Attiviamo un triage come in un qualsiasi pronto soccorso. Con il sole che brucia. O al gelo di notte. Deve essere immediata la verifica delle condizioni cliniche. Devo capire subito se ho davanti un asmatico, un cardiopatico. Avviare le donne incinte verso il nostro servizio specialistico di ginecologia partito sabato con il servizio di pediatria. Donne incinte in quantità. Tante, tantissime, troppe. Quasi tutte al terzo o quarto mese. Molte arrivano in procinto di partorire e allora via con l’elisoccorso a Palermo”.

“Due per gli sbarchi con turno giorno e notte, un medico fisso al ps, un pediatra e uno per la continuità assistenziale. Più il sottoscritto. Ma io coordino anche Ustica dove vado il venerdì, dall’altra parte della costa, sul Tirreno. E dovrei stare a Palermo la domenica”.

 

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