Decreto ingiuntivo europeo. Codacons: “Strumento pericoloso in mano a società estere”

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AgenPress. Sono diverse le segnalazioni di consumatori che negli ultimi mesi si sono visti notificare un decreto ingiuntivo europeo, con richieste di pagamento da parte di società e multinazionali con sedi legali all’estero, realizzate con la presentazione del modulo di ingiunzione europea prevista dal Reg. CE 2421/2015 E Reg. CE 1896/2006.

Tale procedimento, previsto dal legislatore europeo per facilitare e velocizzare il recupero di crediti transfrontalieri, è diventato uno strumento pericoloso in mano a società estere le quali, emettendo fatture inesistenti e compilando il modulo di ingiunzione europea, possono richiedere l’emissione di un decreto ingiuntivo in uno stato estero per il pagamento di debiti inesistenti, costringendo i consumatori a rivolgersi ad un avvocato per difendere i propri diritti, con ulteriore aggravio di spese.

A tal proposito, recentemente il Giudice di Pace di Como, con la sentenza 1592/2023 ha condannato una banca con sede legale in Lussemburgo a risarcire una consumatrice per la totale infondatezza dell’azione giudiziaria intentata, oltre al pagamento delle relative spese giudiziali, riconoscendo la totale infondatezza delle pretesa creditoria.

Il procedimento di ingiunzione europeo merita una profonda revisione nella sua strutturacommenta il presidente Codacons Marco Maria Donzelliè inammissibile che una società estera possa richiedere l’emissione di decreti ingiuntivi in uno stato straniero tramite la semplice presentazione di un modulo nel quale, oltretutto, non è richiesta alcuna argomentazione della pretesa vantata. Ciò costringe ingiustamente i cittadini a rivolgersi ad un legale per presentare opposizione a questi decreti, con ulteriore aggravio di spese.”

“Occorre rivedere tempestivamente la procedura affinché questo utile strumento non diventi sempre più un arma in mano alle società estere contro i consumatori Per questo presenteremo un esposto al Ministero della Giustizia per denunciare questa prassi e chiedere un tavolo di confronto per una profonda revisione di questo istituto”

 

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