Confindustria. Nella seconda metà del 2022 consumi in calo. Frenano gli investimenti per le imprese

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AgenPress – Nel 2° trimestre del 2022 le famiglie italiane sono tornate a spendere (+2,6%), grazie al superamento delle misure anti-Covid e quindi all’aumento della mobilità e alla ripartenza negli acquisti fuori casa. Ne ha giovato il settore turistico e il suo ampio indotto. Ha svolto un ruolo positivo l’extra risparmio accumulato negli ultimi due anni.

Così il Centro Studi di Confindustria.  “D’altra parte, le famiglie restano molto prudenti nelle decisioni di spesa e l’extra risparmio non sarà sufficiente a finanziare le spese anche negli ultimi mesi del 2022 e nel 2023, in parte perché non può essere tutto immediatamente speso, in parte perché è eroso dall’inflazione, in parte perché concentrato tra le famiglie più abbienti. Perciò, a causa di prezzi alti e riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, nella seconda metà del 2022 è atteso un significativo indebolimento dei consumi, che poi sono previsti rimanere sostanzialmente piatti nel 2023 (-0,1%). Alla fine dell’orizzonte previsivo, i consumi saranno del -3,0% sotto i livelli del 2019.

Gli investimenti delle imprese sono attesi perdere slancio, dopo che nella prima metà dell’anno sono stati ancora in espansione, a un ritmo decrescente ma ampiamente sopra il livello pre-Covid. A fornire il contributo maggiore finora sono state le costruzioni, anche grazie al significativo impulso proveniente dagli incentivi fiscali. Gli elevati prezzi dell’energia, e quindi i margini ristretti, l’incertezza, le tensioni sul commercio mondiale, sono i principali fattori frenanti.

Negativi per gli investimenti sono anche i rialzi dei tassi, che avranno un impatto sul costo del credito. L’aumento dei tassi pagati dalle imprese sembra già essere iniziato: 2,01% a luglio per le PMI (da 1,74% a gennaio), 1,01% per le grandi (da 0,76%). Se il costo del credito continuasse a salire in misura marcata, si aggraverebbe, inoltre, la situazione finanziaria delle aziende, già indebolita nel 2020. Le ingenti risorse europee del PNRR esercitano una significativa spinta agli investimenti in Italia. Sul rispetto delle tempistiche di attuazione del PNRR, però, incidono quasi gli stessi fattori (prezzi alti e scarsità di materiali) che limiteranno gli investimenti nel 2022 e 2023.

Nella prima parte dell’anno in corso la performance dell’export è stata molto positiva e superiore alle attese, nonostante le strozzature, gli aumenti dei prezzi lungo le filiere internazionali, le sanzioni incrociate con la Russia, l’incertezza nello scenario. Ma la brusca frenata della domanda internazionale nell’ultima parte del 2022 e nel prossimo anno, soprattutto nei principali mercati di sbocco delle merci italiane (Europa e Stati Uniti), ridurrà fortemente il potenziale di crescita delle nostre esportazioni. Nello scenario CSC, perciò, le esportazioni di beni e servizi, dopo una espansione in doppia cifra nel 2022 (+10,3%), allenteranno bruscamente nel 2023 (+1,8%)”.

 

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