AgenPress – Il PIL italiano, che ha registrato una dinamica positiva nella prima metà del 2022, subisce un aggiustamento al ribasso tra la fine dell’anno e l’inizio del 2023 e poi recupera piano. La crescita nel 2022 (+3,4%) è già tutta acquisita ed è molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa. Per il 2023, invece, c’è una forte revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti), che porta alla stagnazione in media d’anno
“Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita”, avverte il Centro studi di Confindustria che stima il Pil 2022 in crescita del 3,4% ma un 2023 a crescita zero: “L’Italia cade in stagnazione” e con “una inflazione record”.
“Nella prima metà di quest’anno – rileva il centro studi diretto da Alessandro Fontana -, nonostante le criticità emerse a partire dal 2021 che sono state esacerbate dall’invasione russa dell’Ucraina (difficoltà di approvvigionamento, rincari nei prezzi delle materie prime, aumento dei prezzi dell’energia), la performance dell’economia italiana è stata abbastanza buona e, in Europa, seconda solo alla Spagna (che però non ha ancora recuperato i livelli di attività del pre-pandemia, come è riuscito invece all’Italia)”.
C’è anche una spinta al ribasso che vede come “principale fattore critico” il rincaro del gas naturale “il cui prezzo sembra destinato a rimanere elevato a lungo”. E’ un fattore che sta avendo diversi effetti, tutti negativi: “Sta facendo schizzare in alto l’inflazione”, che a parità di salari frena la domanda e sta erodendo i risparmi delle famiglie; ha poi “fatto crescere i costi delle imprese a livelli insostenibili (+110 miliardi la bolletta).
All’aumento dei tassi “si è associato a un aumento dello spread tra i titoli di Stato italiani e il Bund tedesco”: “sarà cruciale – avverte Confindustria – mantenerlo intorno a questi valori e ciò imporrà al prossimo Governo una politica di bilancio prudente”. E’ uno scenario di “stagnazione in arrivo”. Con queste premesse, per il CsC “nella seconda metà di quest’anno si assisterà quindi a un progressivo indebolimento della crescita che culminerà, tra fine 2022 e inizio 2023, in un aggiustamento al ribasso dei livelli di attività seguito da un lento recupero. L’aggiustamento avviene sia dal lato della produzione, sia da quello dei consumi delle famiglie. Complessivamente, l’Italia cade in stagnazione, alla quale si associa un’inflazione record”.