AgenPress – Il corpo di Marcello Toscano, l’ insegnante di sostegno della scuola media Marino Guarano a Melito di Napoli è stato trovato dietro un cespuglio, nella scuola, dal figlio, il quale, non avendo più notizie del padre e non riuscendo a denunciarne la scomparsa – bisognava attendere 24 ore, gli è stato detto – era andato a cercarlo.
La Procura di Napoli Nord, coordinata dal procuratore Maria Antonietta Troncone, ha sottoposto a fermo un collaboratore scolastico. All’uomo – lungamente ascoltato dagli inquirenti – viene contestato il reato di omicidio.
Sul corpo del professore sono state trovate “ferite riconducibili ad un’arma bianca“, mentre si fa largo l’ipotesi di un pestaggio.
“Non so cosa sia successo ma potrebbe essere stata una nota a scatenare l’ira di qualche ragazzo o qualche genitore – aveva detto il professor Andrea Cipolletti, che insegna alla scuola ‘Melissa Bassi’ di Scampia, amico di Marcello Toscano”.
Nello stesso istituto a maggio un ragazzino di 13 anni era stato ferito alla schiena con un’arma da taglio da un compagno, mentre era in aula. Mentre due mesi prima, una bambina di 11, era stata aggredita da una coetanea.
“Ancora una volta la nostra città è stata sconvolta da un gravissimo fatto di cronaca in un momento in cui sembrava poter ritrovare la tanto agognata serenità – così il sindaco di Melito, Luciano Mottola, in un accorato post sul suo profilo Facebook – l’assassinio di un insegnante all’interno del cortile di una scuola è forse il punto esclamativo su una questione, quella dell’emergenza sicurezza, che sin dal primo momento ho cercato di attenzionare al governo centrale ma che non ha avuto ancora risposte concrete, nonostante le continue sollecitazioni”. Il post, inizia con la frase “”Appello allo stato: non lasciateci soli!”.
Il primo cittadino di Melito, racconta, era presente sulla scena del delitto quando è stato ritrovato il corpo del professore: “Continuo ad avere davanti agli occhi sirene dei Carabinieri, i pianti strazianti dei familiari della vittima, il via vai di curiosi e docenti che non riuscivano a credere che il teatro di un omicidio potesse essere il cortile di una scuola – continua – da genitore, pensando alle mamme e papà che dovranno trovare le parole adatte per spiegare ai propri figli perché non potranno a scuola, mi vengono i brividi”.
“Brividi dettati da un’impotenza conclamata, quella che scaturisce dall’impossibilità di essere numericamente pronto per fronteggiare l’emergenza delinquenziale che attanaglia la mia città e tante altre della cintura di Napoli.”