Gas. Bonomi, serve tetto al prezzo. Se Russia chiude gas si spegne un quinto industria

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AgenPress – “Non c’è una soluzione che può risolvere decenni di errori” sulla politica energetica. Servono “interventi strutturali, la prima cosa è mettere un tetto al prezzo del gas: è un anno che Confindustria lo sta chiedendo. Se non viene fatto a livello europeo, deve essere fatto a livello nazionale”.

Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a Rtl 102.5. Tra gli altri interventi necessari, rimarca, bisogna “sospendere temporaneamente i certificati Ets, l’acquisto dei certificati verdi, ma soprattutto intervenire perché non ci siano speculazioni” su questo fronte; “sbloccare gli impianti di rinnovabili, fermi per la burocrazia. Sganciare il prezzo dell’energia elettrica dal gas, che è una follia”.

Nel caso la Russia sospendesse completamente l’invio di gas, “avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi”, che resterebbe scoperto anche dagli stoccaggi nazionali al 90%, e “quindi se dovessero mancare quei 4 miliardi e fossero tutti inc, ha aggiunto Bonomi.

 “Motivo per cui dobbiamo pensare, scenario peggiore, ad una strategia di razionamento”, con “una scelta politica su cui chiediamo grande responsabilità perché spegnere il sistema industriale significa mettere a rischio migliaia di imprese e posti”.

“Noi consumiamo circa 75 miliardi di metri cubi all’anno di gas” in Italia, di cui “circa 20 miliardi sono relativi all’utilizzo industriale, 25 miliardi all’utilizzo civile e circa 30 miliardi per produrre energia elettrica”, spiega Bonomi. In particolare, dei 75 miliardi di metri cubi annui di gas, “il 40% era di importazione russa. C’è la necessità di diminuire la dipendenza, ad oggi siamo circa al 20%: vuol dire che abbiamo necessità di 15 miliardi di metri di gas russo ancora oggi. Le stime dicono che diventeremo indipendenti a partire dal 2024. Inoltre abbiamo la necessità di arrivare al 90% di stoccaggi, che vuole dire coprire circa 11 miliardi di miliardi di metri cubi. Quindi nel caso la Ru

Le variabili in campo sono diverse e dipendono da quando e se la Russia dovesse chiudere completamente l’afflusso di gas e dalla rigidità dell’inverno prossimo, sottolinea Bonomi rispondendo alla domanda su quante imprese sono a rischio. “Fare dei numeri diventa veramente difficile. Il dato certo è che nei primi sette mesi dell’anno la cig straordinaria è aumentata del 45% rispetto all’anno precedente. Un dato che di deve mettere in allarme e non farci trovare impreparati”, rimarca il presidente di Confindustria. Tra gli interventi da realizzare, Bonomi parla del “rigassificatore di Piombino e in Emilia Romagna, di importare gas da altri Paesi, di fare una serie di investimenti importanti”. Il conflitto, torna a rimarcare, “ha accelerato un tema di politica energetica che l’Europa non ha mai voluto affrontare e si è sommato a decenni di errori nel nostro Paese”.

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