AgenPress – Il numero di individui in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni (il 9,4% del totale), mentre le famiglie sono raddoppiate da 800 mila a 1,96 milioni (il 7,5%), secondo il Rapporto annuale dell’Istat. La povertà assoluta è tre volte più frequente tra i minori (dal 3,9% del 2005 al 14,2% del 2021) e una dinamica particolarmente negativa caratterizza anche i giovani tra i 18 e i 34 anni (l’incidenza ha raggiunto l’11,1%, valore di quasi quattro volte superiore a quello del 2005, il 3,1%).
In un milione e 900 mila famiglie l’unico componente occupato è un lavoratore non-standard, cioè a tempo determinato, collaboratore o in part-time involontario. Questi occupati vulnerabili sono ormai quasi 5 milioni, il 21,7% del totale. E in 816 mila sono “doppiamente vulnerabili”, perché risultano sia a tempo determinato o collaboratori, sia in part-time involontario. Sono lavoratori non standard il 39,7% degli occupati under 35, il 34,3% dei lavoratori stranieri e il 28,4% delle lavoratrici.
La quota di lavoratori non-standard raggiunge il 47,2% tra le donne sotto i 35 anni e il 41,8% tra le straniere. La più marcata concentrazione di lavoratori non-standard viene rilevata tra le professioni non qualificate (47,5%) e tra gli addetti al commercio e servizi (29,9 %) ma una quota “significativa” è anche nelle professioni scientifiche e intellettuali, in particolare tra i ricercatori universitari, gli insegnanti, i giornalisti e le professioni in ambito artistico.