Roma. Folla e commozione per l’ultimo saluto a Monica Vitti. “Aveva un fascino che non è mai tramontato”

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AgenPress – La salma di Monica Vitti è stata salutata da moltissime persone,  un lungo applauso ha accompagnato la bara dentro la chiesa. Il feretro è deposto davanti all’altare, coperto da una decorazione completamente fatta di fiori gialli, i suoi preferiti, che già riempivano la camera ardente in Campidoglio. Ad attenderla in chiesa il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che saluta con grande affetto il marito dell’attrice, Roberto Russo. Celebra la liturgia monsignor Walter Insero, reggente della parrocchia.

Athina Cenci, Walter Veltroni, Marisa Laurito, Pino Quartullo, tantissimi gli amici ed i colleghi che sono venuti a salutarla per l’ultima volta. Giancarlo Giannini, visibilmente segnato in volto, si attarda in piedi in fondo alla chiesa, le lacrime sotto la mascherina.

Nella sua omelia monsignor Insero legge il passo di una lettera di San Paolo ai Corinzi che parla della resurrezione di Gesù Cristo, tornato vivo e vittorioso sulla morte grazie all’amore. “Tutto quello che resta quando si spengono i riflettori è l’amore che abbiamo dato e ricevuto e Monica ha vissuto specialmente negli ultimi anni in quell’amore”. Ricorda la forza vitale, il sorriso sempre presente e l’amicizia di cui Monica era capace anche verso i suoi allievi. “Una persona colta che cercava sempre di far pensare lo spettatore anche in quando si cerca di farlo ridere”.

“Con Roberto una lunga storia d’amore iniziata 49 anni fa, un amore che è cresciuto sempre più e rimasto forte anche durante la malattia”, continua parlando al marito.

“L’amore è stata la cifra dell’esistenza di Monica, penso anche ai suoi ultimi anni in cui ha vissuto circondata e protetta dall’amore dei suoi cari. Quello che resta quando si spengono i riflettori è l’amore donato e ricevuto. Oggi sentiamo un senso di orfananza, ci stanno lasciando tanti grandi artisti di quella generazione -ha aggiunto- che ci lasciano orfani ma lasciano anche un’eredità alle altre generazioni.. Nonostante la sua grande carriera Monica era una donna semplice, sempre ironica e scherzosa, amava cucinare e giocare a carte con gli amici e i colleghi, che diventavano parte della famiglia. Era una donna colta e una trascinatrice”.

Monica Vitti ” aveva un fascino che non è mai tramontato. Con Roberto ha vissuto una lunga storia d’amore iniziata 49 anni fa, che è cresciuta anche nel periodo della malattia. Lui mi diceva che quando vengono meno le parole rimane lo sguardo. Sono stati anni difficili ma l’amore ha fatto la differenza”‘ .

Dopo la comunione e l’aspersione dell’incenso termina la funzione religiosa. Due ancora gli interventi. Il primo a volerla ricordare è Walter Veltroni che ancora sottolinea l’opera di protezione del marito Roberto nei confronti di Monica Vitti, di cui ha ricordato soprattutto l’intelligenza e l’umiltà: “Era colta e popolare”.

Ha poi ricordato l’amore della Vitti per Roma e di come abbia saputo interpretare donne normali in un cinema in cui gli stereotipi della figura femminile erano ancora legati all’apparenza estetica. Voleva fare l’attrice drammatica ma divento il quinto colonnello della commedia all’Italiana. E ancora la cita: “Sono una donna drammatica ed una donna comica. Ho due nature”. “Le dobbiamo una gratitudine totale per i suoi ruoli” continua e conclude: “Dopo i venti anni di silenzio in cui hai scelto di stare, ti vogliamo più bene di prima, ci sei e ci sarai”

Dopo di lui è la volta di Pino Quartullo a ricordarla, lui è stato suo allievo e poi amico, ricorda che era più di un insegnate, era “materna, buona e generosa” e conclude il suo intervento con la preghiera degli artisti.

Termina così il rito funebre. La bara viene portata a spalla fuori dalla chiesa e all’uscita un altro lungo, lunghissimo applauso delle centinaia di persone venute a salutarla. Tantissime persone di tutte le età, occhi lucidi e mani battenti per l’ultimo applauso in sua presenza, almeno nelle spoglie mortali. La manifestazione di un grande affetto per una così grande interprete delle gioie, delle debolezze, dei vizi e delle virtù degli italiani dal secondo dopoguerra fino alla fine del ‘900.

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