AgenPress – Le autorità di Hong Kong hanno emesso mandati di arresto contro 5 attivisti pro-democrazia rifugiatisi all’estero colpevoli di aver esortato gli elettori a boicottare le elezioni di domani per il rinnovo del Consiglio legislativo, il parlamentino locale, il primo secondo la riforma dell’intero sistema elettorale approvato a maggio per garantire che la città, come imposto da Pechino, sia governata soltanto dai ‘patrioti’.
Gli elettori del centro finanziario sceglieranno i nuovi deputati in base a regole che hanno ridotto il numero di seggi eletti direttamente, da 35 a 20, su un totale di portato da 70 a 90. Per la prima volta, invece, domani sarà del tutto assente il vecchio fronte pan-democratico, la gran parte del quale è finita in carcere, messa al bando, si è defilata o si è rifugiata all’estero.
Pechino afferma che il nuovo sistema di voto di Hong Kong rimetterà in carreggiata Hong Kong dopo che la città è stata scossa da enormi e spesso violente proteste democratiche due anni fa.
I critici ribattono che la Cina ha praticamente vietato la politica di opposizione e ha violato le promesse fatte per mantenere la libertà e l’autonomia di Hong Kong dopo che la città è tornata al dominio cinese nel 1997.
Nathan Law, ad esempio, è uno degli attivisti finiti nel mirino dopo aver sollecitato in una conferenza stampa online il boicottaggio del voto. I mandati di arresto, oltre a Law, colpiscono Sunny Cheung, Timothy Lee, Carmen Lau e Kawai Lee, tutti partiti da Hong Kong. Nell’ex colonia britannica non è illegale votare per errore o astenersi dal votare, ma quest’anno è diventato un crimine incitare altri al boicottaggio o esprimere voti non validi: in caso di infrazione, si rischia la reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 25.600 dollari Usa.