Forza Italia. Gelmini, errore candidare Michetti a Roma, e non Lupi a Milano come chiedeva Berlusconi

AgenPress – “Berlusconi per il Covid e la giustizia non ha potuto vivere in prima persona la stagione politica, gli eventi, se li è sentiti raccontare dal chiuso di Arcore e da palazzo Grazioli e secondo me, scusate se lo dico, ha avuto una parte della verità, una parte del racconto, non ha avuto una rappresentazione onesta e trasparente di quello che stava succedendo e nemmeno dai suoi collaboratori. Gli è stato raccontato che noi che siamo al governo siamo draghiani e non berlusconiani, gli è stato raccontato che sulla giustizia non abbiamo fatto in Cdm il nostro dovere, gli è stato detto che ci saremmo venduti e che non siamo più berlusconiani e invece proprio perché amiamo Fi e non ci rassegniamo al declino che stiamo vivendo o reagiamo adeso o mai più “.

Lo ha detto a quanto raccontano, il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, nel corso della riunione del gruppo Fi alla Camera.

“Io sono profondamente a disagio perché essendo innanzitutto un militante di questo partito quando vengo chiamata a riunioni e confronti io sono presente e cerco di dare quel poco che posso dare in termini di contributo ma non possiamo nasconderci che c’è una delegazione di governo con tre persone che dai sei mesi sono state tolte dai tavoli con il presidente, tolte dai tavoli con i capigruppo ed io non lo trovo giusto. Noi ministri in quei tavoli non ci siamo perchè veniamo rappresentanti come qualcosa di estraneo e questo credo che non sia corretto. Mi piacerebbe che il coordinatore nazionale, insieme ai capigruppo e insieme Berlusconi e ad uno a sorte tra i ministri avessero avere dei momenti di confronto”

 “I candidati li hanno scelti prevalentemente gli alleati e non candidare Lupi a Milano come chiedeva Berlusconi è stato un errore, candidare Michetti a Roma è stato un gigantesco errore però, dobbiamo dirci anche, che potevamo essere più forti con Berlusconi nel chiedere candidature più forti.

Io l’ho detto con chiarezza: il rapporto con gli alleati dovrebbe contemplare anche le delegazioni che sono al governo. L’ho detto anche a Salvini. Pd e M5s sono ormai una coalizione, noi ci troviamo in Cdm con la Lega che arriva all’ultimo minuto e non sa se deve uscire, se partecipa al voto, quale sarà la posizione e non c’è una sintesi dentro il centrodestra perché quando Forza Italia era il primo partito Berlusconi sapeva fare il federatore, oggi non c’è e ci sono delle divisioni enormi.

In Forza Italia ci sono sempre stati i falchi e le colombe e francamente oggi non è la stagione dei falchi. Se non vogliamo che Fi si riduca ad un cortile in cui sono elette 10 persone la linea politica è più quella di Mara Carfagna che di altri, è una linea di centrodestra, moderata e che ha cultura di governo”.

Gelmini poi fa riferimento, sempre a quanto riferiscono, alla lettera inviata da Berlusconi per designare Barelli come capogruppo: “Se qualcuno ha forzato per far mandare una lettera a Berlusconi la spaccatura è forte e da questa parte non era c’era candidato un amico della Gelmini o di Brunetta (il riferimento è a Sestino Giacomoni ndr) ma un collaboratore tra i più stretti di Berlusconi quindi vuol dire che c’è un problema. Mi auguro che sia la sensibilità di Berlusconi di ascoltare chi è da 15 anni in questo partito e provare a trovare una sintesi. Se faremo finta che i problemi non ci sono perché non abbiamo votato o andremo a traino di Lega e Fdi ci sarà posto per poche persone in Parlamento e qualcun altro occuperà il nostro spazio perché secondo me il tempo del populismo e degli estremismi è finito”.

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