AgenPress – “Una azione complessiva dei quattro imputati, e alcuni loro colleghi, compiuta dal 2016 e durata fino a poco fa, per bloccare, rallentare le indagini ed evitare che il processo avesse luogo in Italia. Da parte loro per 5 anni c’è stata una volontaria sottrazione, vogliono fuggire dal processo. Sono finti inconsapevoli”.
Lo ha detto il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco nel corso del suo intervento al processo Regeni e in particolare sul nodo dell’assenza in aula dei quattro 007 imputatati alla prima udienza per l’omicidio di Giulio Regeni, ucciso a Il Cairo, in Egitto, nel 2016.
Presenti nell’aula bunker di Rebibbia davanti alla Terza Corte d’Assise i genitori di Regeni, Paola e Claudio, e la sorella, Irene. In aula anche l’avvocato di famiglia, la penalista Alessandra Ballerini. Un’udienza “tecnica”, totalmente assorbita da questioni procedurali.
Il primo nodo è quello legato all’assenza in aula dei quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio del giovane ricercatore: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di costituirsi parte civile nel processo.
“Qui non abbiamo una prova regina una intercettazione telefonica. Ma ci sono almeno 13 elementi – ha aggiunto il procuratore – che dal 2016 a oggi, se messi insieme, fanno emergere che gli agenti si sono volontariamente sottratti al processo. La domanda è: perché gli imputati non sono presenti qui in questa aula, sono inconsapevoli o finti inconsapevoli? L’imputato ha diritto ad avere tutte le notifiche del processo ma anche il dovere di eleggere il proprio domicilio. L’Egitto su questo punto non ha mai risposto.
In generale su 64 rogatorie inviate al Cairo, 39 non hanno avuto risposta. Abbiamo fatto quanto umanamente possibile per fare questo processo e sono convinto che oggi i quattro imputati sappiano che qui si sta celebrando la prima udienza”.