Rave party nel viterbese. Si indaga per la morte di un ragazzo. Polizia: “Intervenire è rischioso”

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AgenPress – La Procura di Viterbo ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte di un ragazzo di 25 anni avvenuta al rave party in corso da cinque giorni tra Toscana e Lazio. Nel fascicolo si procede per morte come conseguenza di altro reato. Il corpo del giovane è stato trovato nelle acque del Mezzano, dove il ragazzo era stato visto immergersi. I magistrati sono in attesa dei risultati dell’autopsia.

Cinque partecipanti al rave sono stati ricoverati in Pronto soccorso nella vicina Pitigliano (Grosseto) per gli effetti dell’alcol. Per le strade che portano all’area del rave c’è una circolazione continua di ambulanze per assistere molti giovani che si sentono male dopo giorni di “sballo” e musica.

I partecipanti al rave dormono nei camper, nelle roulotte o in tenda. Non si registrano disordini, mentre è praticamente nulla la presenza di mascherine e questo sta destando preoccupazione per un eventuale aumento dei contagi da Covid-19. Colpisce la presenza di molti cani, segno evidente che più di qualcuno ha scelto di partecipare al rave party accompagnato dal suo animale domestico. Molti sono morti di sete e caldo.

La zona è presidiata dall’alto da un elicottero della Guardia di finanza, mentre alcune pattuglie della Polizia di Stato stanno circolando lungo il perimetro. Un camion dei vigili del fuoco, invece, staziona a pochi metri dal cuore della festa. I partecipanti vengono da tutta Europa e non è raro imbattersi in targhe tedesche, francesi, polacche, spagnole, olandesi. Alcuni ragazzi parlano di una seconda vittima dopo il giovane annegato nel lago, ma la notizia non è stata confermata né dai carabinieri di Valentano né dal sindaco del Comune viterbese, Stefano Bigiotti.

“Chi oggi grida allo scandalo e sollecita interventi coatti sul rave party del viterbese sappia che sta insistendo su una soluzione dove la possibilità di avere feriti gravi o eventi letali è una concreta probabilità. Per questo, il nostro giudizio sull’operato del questore è assolutamente positivo e gli rivolgiamo la nostra solidarietà e vicinanza”, ha dichiarato il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Girolamo Lacquaniti. “Siamo consapevoli – spiega Lacquaniti – che le immagini di Viterbo appaiono uno schiaffo alla situazione che viviamo tutti, ma, sotto il profilo tecnico operativo è giusto sottolineare che altre soluzioni contengono concreti rischi di danni molto peggiori”. Inoltre, aggiunge, “l’azione di persuasione dell’Autorità di Pubblica Sicurezza ha portato, ad oggi, all’allontanamento dall’area di circa 1.500 soggetti”.

“Il terreno privato (non pubblico) oltre ad essere particolarmente vasto – sottolinea il portavoce dell’Anfp –  è stato occupato da decine di tir e vede la presenza di migliaia di persone. In più è presente vegetazione secca, facilmente infiammabile. In uno scenario di questo tipo l’intervento prevederebbe un uso della forza che dovrebbe tenere conto dei rischi connessi al movimento di mezzi pesanti tra la folla. In più l’uso dei lacrimogeni rischia d’innescare.

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