AgenPress. Per gli effetti della pandemia nel 2020 nel nostro Paese si è registrato un nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia, e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra.
Lo rileva l’Istat nel report “La dinamica demografica durante la pandemia covid-19- anno 2020”.
Nel 2020 la popolazione residente in Italia è inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all’inizio dell’anno per gli effetti della pandemia.
E’ stato rilevato un -3,8% di nascite, con 404.104 bambini iscritti all’anagrafe, quasi 16 mila in meno rispetto al 2019, e +17,6% decessi, con 746.146 persone cancellate dall’anagrafe, quasi 112 mila in più rispetto al 2019.
Il deficit dovuto alla dinamica naturale – spiega l’Istat – è riscontrabile in tutte le regioni, perfino nella provincia autonoma di Bolzano (-313 unità), che negli ultimi anni si è caratterizzata per il suo trend positivo in termini di capacità di crescita naturale grazie a una natalità più alta della media.
Il tasso di crescita naturale, pari a -5,8 per mille a livello nazionale, varia dal -0,6 per mille di Bolzano al -11,3 per mille della Liguria. Le regioni che più delle altre peggiorano il saldo naturale (oltre il 4 per mille in meno rispetto al 2019) sono la Valle d’Aosta (-8,6 per mille) e la Lombardia (-6,7 per mille); solo la Calabria (-3,9 per mille) si assesta su valori simili a quelli del 2019.
“La perdita di popolazione del Nord, soprattutto nella prima ondata – afferma l’Istat – appare in tutta la sua drammatica portata”. Se nel 2019 il deficit di popolazione era stato piuttosto contenuto sia nel Nord-ovest che nel Nord-est (rispettivamente -0,06% e -0,01%), nel corso del 2020 il Nord-ovest registra una perdita dello 0,7% e il Nord-est dello 0,4%.
Il Centro vede raddoppiare in termini percentuali il deficit di popolazione (da -0,3% del 2019 a -0,6% del 2020) mentre il Sud e le Isole, più colpite nella seconda ondata (da metà settembre), subiscono una perdita dello 0,7%, simile a quella del 2019, per effetto della tendenza allo spopolamento già in atto da diversi anni.
Lombardia ed Emilia Romagna registrano una inversione di tendenza in termini di variazione di popolazione, passando da un incremento nel 2019 (rispettivamente +0,2% e +0,1%) a un deficit nell’anno successivo rispettivamente di -0,6% e -0,4%.
Le regioni del Mezzogiorno, anche quelle con il primato di saldo totale negativo (Molise -1,3% e Basilicata -1,0%), hanno perdite percentuali più contenute rispetto al 2019. “L’impatto differenziale dell’epidemia sulla mortalità (maggiore al Nord rispetto al Mezzogiorno) e la contrazione dei trasferimenti di residenza- sottolinea l’Istat – spiegano queste differenze geografiche”.