AgenPress – “Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero”. Lo dice il premier Mario Draghi intervenendo nella sala verde di Palazzo Chigi alla firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale con il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri.
“A fronte di questa centralità del settore pubblico se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c’è molto da fare”, aggiunge, parlando in particolare dell’età media e della formazione del personale pubblico.
Per “la formazione” della pubblica amministrazione, “si spendono ben 48 euro, e lo dico ironicamente, per la formazione e c’è un solo giorno dedicato alla formazione del personale pubblico, ha aggiunto. “La pandemia e il piano di rilancio e resilienza richiedono nuove professionalità e nuove forme di lavoro. Nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Questo è quello che oggi stiamo cominciando”.
“Se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c’è molto da fare. L’età media oggi è di 50, quasi 51 anni, vent’anni fa era di 43 anni. Quindi dal punto di vista demografico, per ragioni che trovano la loro radice in eventi anche lontani, c’è stato un progressivo indebolimento della struttura della Pubblica Amministrazione”, ha detto ancora spiegando che “il patto è sicuramente un evento di grande importanza, per il metodo, per il contenuto e per questa relazione di dialogo che c’è. Ma è, ricordiamocelo, il primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare. Ed è con l’augurio che sapremo tenere fede al contenuto di questo piano, alle aspettative , alle promesse di questo piano che vi ringrazio per oggi”.
. “La pandemia ci ha rivelato la centralità del settore pubblico nel proteggere il nostro modo di vita e la qualità della nostra vita. Il secondo evento è il piano di Ripresa e resilienza. Questi due eventi richiedono nuove professionalità, investimenti in formazione e nuove forme di lavoro, come lo smart working, come si chiama in inglese, vediamo com’è cambiato il nostro modo di lavorare”.