A. Mittal. In accordo revoca sequestri. Lo Stato entra al 60%, più ambiente e lavoro

AgenPress –  Le condizioni sospensive al closing (dell’ingresso di Invitalia in AM InvestCo, controllata ArcelorMittal) comprendono: “la modifica del piano ambientale esistente per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; e l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimento penali in cui Ilva è imputata, nei confronti di AM InvestCo. Lo precisa in una nota ArcelorMittal, spiegando che  il secondo investimento (fino a 680 milioni) “sarà dovuto al closing dell’acquisto da parte di AM InvestCo dei rami d’azienda Ilva, che è soggetto al soddisfacimento di varie condizioni sospensive, entro maggio 2022. A quel punto, la partecipazione di Invitalia in AM InvestCo raggiungerà il 60%. Inoltre, ArcelorMittal investirà fino a Euro 70 milioni, nella misura necessaria a mantenere una partecipazione del 40% e il controllo congiunto della società”.

La mano pubblica, quindi,  entra nella società italiana Am Investco con un doppio aumento di capitale: un primo aumento da 400 milioni di euro darà a Invitalia, che è controllata dal ministero dell’Economia, il 50% dei diritti di voto della società. A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal.

Alla fine dell’operazione, Invitalia sarà azionista di maggioranza con il 60% del capitale, avendo ArcelorMittal il 40%. Il ministro del tesoro, Roberto Gualtieri e dello Sviluppo,Stefano Patuanelli hanno espresso soddisfazione per l’intesa che avrà un doppio impatto. Si prevede alla fine del processo il completo assorbimento di 10.700 lavoratori. E partirà da subito un piano di decarbonizzazione attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti.

È prevista la creazione di una nuova linea di produzione esterna al perimetro aziendale (DRI) e di un forno elettrico interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6 milioni di tonnellate annue di prodotto. “Circa un terzo della produzione di acciaio – sostengono Mef e Mise – avverrà con emissioni ridotte, grazie all’utilizzo del forno elettrico e di una tecnologia d’avanguardia, il cosiddetto “preridotto”, incoerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione dell’inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti del 93% a regime per l’ossido di zolfo, del 90% per la diossina,del 78% per le polveri sottili e per la CO2″.

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