AgenPress – Ristorazione, cultura e sport tra i settori che hanno visto una maggior perdita di posti di lavoro durante il lockdown primaverile. Una situazione che oggi, con le restrizioni previste dal DPCM del 24 ottobre rischia di peggiorare sensibilmente. Tra il 2° trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2020, infatti, il numero degli occupati nel settore della ristorazione è calato di 158 mila unità, per una contrazione del 13%. Perdite importanti si registrano anche per le attività creative, artistiche e di intrattenimento, con un calo degli occupati del 6,6%, e nel settore dello sport, con 7,4% lavoratori in meno.
È quanto emerge dal nuovo focus della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Le nuove restrizioni: chi rischia il lavoro”, che a partire dal numero di lavoratori “persi” nei comparti citati, ne delinea il profilo.
Se si guarda all’età degli impiegati in questi settori, il 41,3% ha meno di 35 anni. Inoltre, il 25% degli occupati nei tre ambiti ha un’occupazione a termine (contro l’11,7% della media degli occupati in Italia) e il 32,3% è un lavoratore autonomo (contro il 22,7% nazionale). Infine, guardando alla situazione reddituale degli interessati, più della metà (il 57,9%) percepisce un reddito netto mensile inferiore ai mille euro (contro un valore del 24,9% tra tutti gli occupati), con l’unica eccezione del settore sportivo che risulta più allineato alle retribuzioni medie.
“Ancora una volta – ha dichiarato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro – la mannaia è caduta su una popolazione già di per sé a rischio, come i giovani, che soprattutto se autonomi sono in quella fase della vita in cui stanno ‘costruendo’ il proprio futuro professionale. E non si tratta di un problema contingente: il vero rischio è che le chiusure determinino disoccupazione strutturale che vada ad aggiungersi a quella già esistente prima del diffondersi della pandemia”.