Fare ogni giorno un po’ di esercizio fisico aiuta ad abbassare il rischio di essere colpiti da Glaucoma. E’ quanto afferma in questa intervista Luciano Quaranta, direttore delle Clinica oculistica Universitaria- ospedale San Matteo di Pavia
AgenPress. Strategie di prevenzione, tra cui l’adozione di stili di vita corretti, sono di primaria importanza per la prevenzione del glaucoma. “Quando la riduzione della visione periferica è percepita dal paziente il danno è già avvenuto ed è irreversibile”, riferisce Luciano Quaranta e ricorda quanto sia importante seguire le raccomandazioni dell’American Heart Association che prevedono 30 minuti di esercizio al giorno per almeno cinque volte alla settimana, pari a settemila passi al giorno per sette giorni. A tal proposito lo studioso ricorda che un’attività fisica costante e vigorosa possa abbassare molto il rischio di sviluppare il glaucoma: “Per l’American Heart Association bisognerebbe fare 10mila passi al giorno, di cui almeno 3mila consecutivi. Altrimenti possiamo considerare 30-40 minuti al giorno di camminata medio-veloce, almeno 4 volte alla settimana”
Sempre secondo i ricercatori americani, aumentando di 10 minuti al giorno la propria attività fisica, si può arrivare anche a ridurre del 25% il rischio di glaucoma.
Il motivo? “Muoversi fa aumentare l’ossigenazione della retina e delle sue cellule, rendendole più forti. In più, l’attività fisica contrasta la formazione di radicali liberi nel sistema nervoso centrale, di cui l’occhio fa parte”
Un secondo studio americano, realizzato dall’Università di Baltimora, ha dimostrato l’efficacia dell’attività fisica anche per coloro che il glaucoma lo hanno già. Chi fa movimento in modo continuativo e intenso, se aumenta del 50% il suo impegno quotidiano, taglia fino al 10% il tasso di progressione della malattia.
Le attività più adatte corsa, nuoto, bicicletta e tennis sono pratiche aerobiche che migliorano la perfusione oculare, cioè la circolazione del sangue all’interno dell’occhio.
Chi ha già il glaucoma, però, deve evitare il sollevamento pesi e alcune posizioni con la testa tenuta troppo verso il basso. No, infine, agli allenamenti in palestra molto faticosi.
Ormai sappiamo che sia l’esercizio dinamico che quello isometrico, specie se intensi, abbassano la pressione oculare e la pressione sistemica. Ecco perché lo sport è consigliato con alcune accortezze”. Il glaucoma può presentarsi anche a pressione normale. In tal caso quali attenzioni occorre avere? “Il Glaucoma a pressione normale è una forma di glaucoma primario ad angolo aperto che merita particolare attenzione”, afferma lo studioso e sottolinea che “in questi casi, quando si è veramente sicuri che il glaucoma insorga e progredisca a livelli di pressione oculare considerati normale, andranno pesati e corretti altri fattori di rischio pressione oculare indipendente. Fermo restando – dice – che in questi occhi è stato dimostrato che una chirurgia molto aggressiva, che riesca a ridurre la pressione oculare sotto i 10 mm Hg, è in grado di rallentare in maniera significativa la progressione della malattia”.
La familiarità è un fattore di rischio per il Glaucoma
Il 40% di pazienti malati di glaucoma hanno almeno un parente diretto affetto dalla patologia. E il rischio aumenta se questa interessa i familiari più stretti di primo grado come fratelli o sorelle. E’ quanto riferisce Roberto Carassa, uno dei massimi esperti a livello internazionale sul glaucoma e direttore del Centro Italiano Glaucoma.
Roma, 10 settembre 2020 – “Con il termine glaucoma s’indica un vasto gruppo di malattie oculari caratterizzata da un tipico danno alla porzione intraoculare del nervo ottico (papilla ottica), per lo più causato da una pressione troppo elevata dell’umore acqueo, il liquido che si trova all’interno del bulbo oculare, spiega Roberto Carassa . “ Il danno si esplica sia attraverso una compressione diretta delle fibre nervose, sia attraverso una compressione delle strutture vascolari della papilla ottica” sottolinea l’esperto. Se glaucoma può indicare più malattie oculari quali sono le forme più note? “Esistono – illustra Roberto Carassa – forme di glaucoma primario dove non è riconoscibile la causa e forme secondarie dove altre patologie sono alla base della malattia. Le forma più frequente è quella primaria ad angolo aperto che pur non avendo una causa specifica, risulta essere una malattia multifattoriale. Esistono una serie di fattori che aumentano il rischio per lo sviluppo del glaucoma”. E tra questi – ricorda lo studioso – ci sono: “la pressione intraoculare (al crescere aumenta il rischio); lo spessore corneale centrale (al diminuire aumenta il rischio); l’età (al crescere aumenta il rischio); la familiarità per il glaucoma; la pressione di perfusione diastolica; la miopia; l’etnia afroamericana/afrocaraibica. La familiarità – illustra il direttore del centro italiano Glaucoma – è un importante fattore di rischio per lo sviluppo del glaucoma soprattutto se questa interessa i familiari più stretti di primo grado ed ancora di più se interessa fratelli o sorelle. E a tal proposito ricorda recenti ricerche: “dallo studio Rotterdam Eye Study, dove sono stati esaminati i parenti di pazienti con glaucoma, è emerso che i parenti di primo grado hanno un rischio 10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale; dallo studio Barbados Family Study of Open Angle Glaucoma si è evidenziato che circa il 40% di pazienti malati di glaucoma hanno almeno un parente diretto affetto dalla patologia; nel Visual Impairment Project si è dimostrato che il rischio più importante corretto per l’età è proprio la familiarità per glaucoma e che la probabilità di trovare familiari glaucomatosi è tre volte superiore in un soggetto glaucomatoso rispetto ad un soggetto sano”. Lo studioso, tuttavia, mette in evidenza che “la familiarità positiva per la malattia, in quanto fattore di rischio, non significa che un parente diretto abbia o avrà la malattia in quanto (salvo in alcune forme particolari di glaucoma sindromico) non esiste un’ereditarietà. All’opposto, avere una familiarità negativa per glaucoma non dà alcuna certezza che uno non abbia o non avrà la malattia. Se avere un parente diretto con glaucoma può essere considerato un fattore negativo per la salute, in realtà ha anche un risvolto positivo. Permette, infatti, di sapere che il glaucoma esiste e che è fondamentale sottoporsi a controlli oculistici periodici. Questo è alla base della diagnostica precoce, elemento fondamentale per prevenire la disfunzione visiva da glaucoma, che, come sappiamo è una malattia asintomatica e non percepita dal paziente se non negli stadi più evoluti e irreversibili. I parenti di pazienti affetti da glaucoma primario dovrebbero essere sottoposti a visite oculistiche annuali a partire dall’età di 40 anni”, conclude Roberto Carassa.
Glaucoma: nuove tecniche chirurgiche
Ci sono nuove tecniche mirate ad aumentare la sicurezza globale della chirurgia del glaucoma. Tra queste, l’impianto ab interno di Xen gel sta dimostrando ampia efficacia, sicurezza e minima invasività: così riferisce Roberto Carassa direttore del Centro Italiano Glaucoma, primo ambulatorio oftalmico dedicato alla diagnostica e alla cura del glaucoma.
Roma, 10 settembre 2020 – “La chirurgia del glaucoma ha lo scopo di ridurre la pressione dell’occhio mediante un incremento del deflusso d’ umore acqueo”, spiega il direttore del Centro italiano glaucoma. “L’intervento più diffuso – racconta – è la trabeculectomia che prevede la creazione di un foro che mette in comunicazione la camera anteriore con lo spazio sottocongiuntivale. Quest’intervento, tuttavia – fa notare – nonostante la sua efficacia, è caratterizzato da una serie di possibili complicanze anche gravi che possono compromettere la funzione visiva del paziente. Per questo motivo il suo utilizzo è riservato a casi gravi che non riescono a essere controllati da terapie mediche o laser. Di recente – aggiunge lo studioso – sono state introdotte nuove tecniche mirate ad aumentare la sicurezza globale della chirurgia del glaucoma aumentandone dunque l’indicazione. Tra queste sta sempre più affermandosi l’impianto ab interno di Xen gel grazie alla sua efficacia, alla sua sicurezza e alla sua minima invasività. L’impianto XEN 45 Gel Stent® (Allergan Inc.) è un dispositivo disponibile per il trattamento chirurgico del glaucoma e può essere impiantato come procedura autonoma o in combinazione con la chirurgia della cataratta. Il funzionamento dello XEN® è basato sulla filtrazione sottocongiuntivale con approccio ab interno. L’approccio ab interno ha il grande vantaggio di evitare l’apertura della congiuntiva limitando così l’infiammazione e i processi cicatriziali che sono alla base del fallimento della chirurgia del glaucoma. Lo XEN® è un cilindro cavo lungo 6 mm con un lume interno di 45 micron costituito da una gelatina derivata da collagene suino, cross-linkato con un passaggio in gluteraldeide per renderlo permanente e non riassorbibile. La gelatina è stata selezionata come opzione altamente biocompatibile, naturale, atta a minimizzarne il rischio di erosioni e divenire flessibile e conformabile con i tessuti circostanti. Per l’inserimento – illustra- si utilizza un iniettore dotato di un ago, che, fatto passare attraverso la camera anteriore dell’occhio, viene inserito nella zona angolare opposta al punto di ingresso e dopo la sua esposizione sotto la congiuntiva viene retratto lasciando in sede l’impianto stesso. In tal modo lo Xen, mettendo in comunicazione la camera anteriore con lo spazio sottocongiuntivale, determina un deflusso calibrato di acqueo con conseguente riduzione della pressione oculare. Per incrementare il successo e per garantire un corretto posizionamento dello XEN®, prima dell’intervento viene eseguita una iniezione di 0.1 ml di mitomicina C allo 0.1-0.2% sotto la congiuntiva e capsula di Tenone. La procedura d’impianto dello XEN è caratterizzata da una notevole rapidità e può essere eseguito in anestesia topica. La peculiarità di garantire un deflusso controllato dal calibro interno del tubo garantisce una chirurgia molto sicura senza il rischio di marcati e improvvisi cali della pressione intraoculare che sono alla base delle complicanze anche gravi della trabeculectomia.”