Agenpress – L’Italia deve riformare la legge sull’ergastolo ostativo. Questa le sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu) con sede a Strasburgo, in Francia, “perché viola i diritti umani”, impedendo al condannato di reati particolarmente gravi, per esempio mafia e terrorismo, di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia.
Quindi un carcere a vita che non prevede benefici né sconti di pena in assenza di collaborazione con la giustizia da parte del condannato. L’ergastolo ostativo è stato introdotto in Italia con la legge numero 356 dell’agosto del 1992, nei mesi successivi alla morte dei magistrati Falcone e Borsellino.
La sentenza respinge quindi il ricorso del governo italiano, confermando la condanna emessa lo scorso 13 giugno quando aveva considerato ammissibile il ricorso avanzato nel dicembre del 2016 dal detenuto per mafia Marcello Viola e stabilito che c’era stata una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, ovvero “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
La Corte, che fa parte del Consiglio d’Europa e non dell’Unione europea, ritiene che la pena detentiva inflitta al ricorrente Marcello Viola, coinvolto negli avvenimenti tra cosche a inizio anni ’90 con omicidi, sequestri e detenzione di armi, ai sensi dell’articolo 4 bis della legge sull’Ordinamento Penitenziario italiano, abbia “eccessivamente limitato le sue prospettive di rilascio e la possibilità di revisione della sua sentenza”. Non dice che Viola deve essere liberato, ma che l’Italia deve cambiare la legge sull’ergastolo ostativo in modo che la collaborazione con la giustizia del condonato non sia l’unico elemento che gli impedisce di non avere sconti di pena.