Agenpress – “Dopo la contestata tassa sulle merendine e il crocifisso nelle scuole, arrivano le offese a politici e polizia scritte qualche anno fa su Facebook e ripescate dal Giornale. È il nuovo fronte “caldo” che si è aperto contro il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, bersagliato per ore da critiche e richieste di dimissioni. Nel pomeriggio, le sue scuse. «Sono opinioni scritte di getto, di cui non vado fiero», mette per iscritto, ancora sui social l’accademico diventato ministro”, come scrive il Secolo XIX.
Alcuni lo hanno già soprannominato «il nuovo Toninelli» per via delle gaffe, ma per comprendere nel suo complesso la personalità di Fioramonti bisogna tornare indietro al 2013. Visto con la retrospettiva di Facebook, il futuro ministro viene fuori come una «Doctor Jekyll e Mister Hide» che si mostra attraverso i commenti sulla politica italiana «sputati fuori» con la rabbia di un giovane docente expat. Fioramonti guardava in diretta i talk show italiani, come Servizio pubblico di Michele Santoro, ed esprimeva giudizi sferzanti, senza risparmiare gli insulti.
Daniela Santanché diventava un bersaglio per la sua fedeltà di allora a Silvio Berlusconi e per il suo aspetto fisico. Stesso trattamento per Giuliano Ferrara, all’epoca direttore del Foglio. Al centro delle invettive del giovane Fioramonti anche le Forze dell’Ordine, il tutto dopo aver visto il film Diaz sui fatti del G8 di Genova. C’è un commento tranchant perfino sull’attentato davanti Palazzo Chigi del 28 aprile 2013 ad opera di Luigi Preiti il giorno dell’insediamento del governo Letta.
Qualche anno prima, invece, nel 2009 Berlusconi veniva additato dal futuro ministro grillino come iettatore, responsabile involontario di tragedie immani come gli attentati dell’11 Settembre 2001 a New York e il terremoto de L’Aquila del 6 Aprile del 2009. Ma nel 2013 c’è n’era anche per il vignettista di sinistra Vauro: «Anche Vauro ha rotto le palle». L’unico a salvarsi, già sei anni fa, era Beppe Grillo, leader di quel M5s appena entrato in Parlamento per aprirlo a mo’ di scatoletta di tonno: «Almeno l’ovazione a Grillo in studio mi fa sperare bene», chiosava Fioramonti seguendo la trasmissione di Santoro. (Il Giornale).
Alza la voce, invece, sull’altra polemica rimbalzata dalle chat di alcuni genitori, per la scelta di iscrivere il figlio alla scuola inglese e di non fargli fare l’esame di italiano. «Oggi non si attacca il mio lavoro. Sono turbato da padre e da cittadino. Formulerò un esposto al garante della privacy», annuncia piccato.
Ex professore di economia politica all’università di Pretoria ed eletto alla Camera nel 2018 con il M5s, Fioramonti viveva all’estero nei giorni dei post contestati. Da lì osservava l’Italia e la politica e secondo il quotidiano milanese, sparava a zero su tutti. Nel “mirino” dei suoi post erano finiti Silvio Berlusconi, Daniela Santanchè e persino la polizia.
«Ci aspettiamo la condanna di tutte le forze politiche, senza se e senza ma», tuona Giorgia Meloni. La presidente di Fratelli d’Italia chiama in causa anche il premier Conte: «Pretenda le dimissioni di una persona così palesemente indegna di rappresentare la nazione». Segue a ruota Forza Italia che martella su Twitter con l’hashtag #Fioramontidimettiti, entrato poi nella top ten italiana. Per la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini, il ministro «ha dimostrato di essere un fiume in piena di arroganza, demagogia e volgarità». Condanna gli insulti alla Santanchè come offese a «tutte le donne» e conclude: «Un atteggiamento che definire inqualificabile è un eufemismo». Preoccupata anche Valeria Fedeli del Pd: «Quando il linguaggio di odio e sessismo viene usato da chi si è assunto responsabilità importanti nel Paese è ancora più grave». Chiarezza o dimissioni è l’aut aut di Roberto Calderoli della Lega: «Fioramonti chiarisca i fatti, altrimenti meglio davvero che taccia e si dimetta». (Il Secolo XIX).
Più tardi arriva la versione del ministro: «Oggi non si attacca il mio lavoro ma le mie opinioni di anni fa», fa notare ma precisa: «erano scritte sulla mia pagina privata» e aggiunge di «aver già chiesto scusa alla diretta interessata». In serata la difesa del Movimento, attraverso i deputati della commissione Cultura: «Fioramonti è sotto attacco per le sue proposte politiche, dalla centralità della questione ambientale agli investimenti nella scuola». Ma rilanciano: «Chi attacca il ministro attacca tutti noi». (Da il Secolo XIX)